Brescia, gennaio 2016
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Nata dall’esperienza in ambito RFID, la nostra visione fuori-dagli-schemi del Bluetooth Low Energy poggia su architetture di gateway e tag Beacon speculari alle usuali applicazionii, per creare sistemi di identificazione, tracciabilità e micro-localizzazione su standard, aperti all’interoperabilità dell’IoT.
Premessa: dal Bluetooth al Bluetooth Low Energy
Bluetooth è una tecnologia wireless basata su uno standard per creare in modo semplice reti personali senza fili: i dispositivi dotati di questa tecnologia, tra cui smart phone, tablet, palmari, wearable e periferiche, possono così connettersi e dialogare tra di loro.
Il Bluetooth Low Energy, abbreviato con l’acronimo BLE e conosciuto anche con il nome di Bluetooth Smart, è la versione sviluppata di tale standard con il release 4.0 (e successivi): tra le note distintive di questa variante spiccano la comunicazione wireless fino ad un raggio di 100 metri ed i consumi molto ridotti dei dispositivi interconnessi, grazie alle piccole quantità di dati scambiati e al ridotto tempo di trasmissione.
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La nostra visione “unconventional”: dall’RFID al BLE
Il nostro approccio al Bluetooth Low Energy si ispira all’esperienza vissuta in ambito RFID, ereditandone i benefici, tra cui la capacità di rilevare massivamente (anti-collisione) un elevato numero di oggetti e persone senza il contatto visivo sul tag RFID.
La nostra carica innovativa e disruptive apportata in questa tecnologia consiste nell’idea, nella visione su come implementare il Bluetooth Low Energy: tradizionalmente il Beacon (iBeacon nel linguaggio Apple) è fisso, posto come faro segnalatore, mentre lo smart phone di ultima generazione è in movimento e capta il segnale di advertising proveniente dal Beacon, avviando così una app di messaggi informativi o promozionali (Advertising).
Nella nostra visione non-tradizionale, invece, è la persona o l’oggetto da rilevare, in movimento, ad essere dotato del tag Beacon, mentre nell’area da monitorare è installato il gateway reader BLE (Observer) per rilevarne il movimento, il tutto ispirato alla logica dell’RFID attivo (collezionare i dati in anti-collisione ed in automatico provenienti da un elevato numero di Beacon in campo) e su base standard: un’ibridazione, quindi, tra le doti distintive del BLE (standard, bassi consumi energetici e costi contenuti) e quelle dell’RFID attiva (rilevazione hand-free e anti-collisione).
Il risultato è un sistema di identificazione, tracciabilità/monitoraggio e localizzazione (IPS – Indoor Positioning System) di oggetti e persone, che fonde i pregi distintivi delle due tecnologie (RFID e Bluetooth Smart) e che assegna al gateway/controller il ruolo di strumento intelligente di comunicazione, mentre il tag Beacon in movimento opera come un tag attivo RFID, che trasmette il segnale (codice identificativo) al gateway BLE.
Ponendosi a metà strada tra le prestazioni dell’RFID passivo e quelle dell’RFID attivo, ma beneficiando dei plus distintivi del BLE, tra cui costi contenuti e standard di interoperabilità in un’ottica IoT, la visione unconventional del BLE copre le aspettative di mercato rivolte alla rilevazione di persone ed oggetti, in ambienti sia indoor che outdoor.
Da questa tecnologia di connettività wireless e dalla nostra visione non-tradizionale su come implementarla nasce il brand BLUEPYC e la relativa Business Unit, dedicata alla proposta di reader/gateway, tag/Beacon ed EchoBeacon, il ripetitore del segnale Bluetooth progettato dal nostro Dipartimento R&D per rispondere ai bisogni di localizzazione di persone (elevata granulosità del dato) in un progetto di location-based services.
Il vantaggio nell’uso unconventional della tecnologia BLE consiste in un sapiente mix dei pregi dell’RFID passivo e di quello attivo, bypassando però alcuni limiti tecnici od economici delle due tecnologie: la rilevazione dell’identità del tag Beacon avviene ad una distanza maggiore rispetto al tag RFID passivo, senza però soffrire della presenza di liquidi e metalli ed operando sullo base di uno standard worldwide (a differenza dell’RFID attivo, che poggia su un protocollo proprietario), quindi aperto al concetto cardine dell’IoT, l’interoperabilità.
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